10 Ottobre 2022
lettura in 4 minuti

L’arte digitale crea comunità 

di Bergamo per i Giovani

MiDi porta l’arte digitale a Bergamo e lo fa indagando il rapporto tra umanità e tecnologie

Qualche articolo fa vi abbiamo raccontato delle “Summer Weeks” in cui due gruppi di giovani hanno sperimentato i linguaggi del video e della performing art grazie al supporto di professioniste/i. Gli esperti che hanno curato la settimana dedicata al video fanno parte di una realtà bergamasca innovativa: MiDi - Motori Digitali.

L’associazione nasce a Bergamo come prosecuzione di Ritorno al Futuro, azione del progetto triennale “Oltrevisioni. Nuove cittadinanze culturali” promossa dagli assessorati alle Politiche per i Giovani e alla Cultura del Comune di Bergamo. Da questo percorso nel 2018 un gruppo di giovani ha creato un progetto con una mission precisa:“promuovere la ricerca di nuovi linguaggi nel campo dell’arte e delle nuove tecnologie ed esplorare le prospettive future della cultura digitale”.

Abbiamo fatto una chiacchierata con Giacomo Bissi e Michael Bonizzi, due dei dieci ragazzi/e che fanno parte dell’associazione. La prima cosa che gli abbiamo domandato è se ha ancora senso parlare di arte non digitale.

«Dipende dai contesti, nell’arte contemporanea c’è un forte ritorno alle origini, con una spinta alla riscoperta dell’analogico, della manualità e dei materiali. È anche vero che negli ambienti accademici viene spesso utilizzata la tecnologia nel realizzare opere tradizionali: per esempio spesso vengono creati degli sketch digitali prima di passare alla realizzazione di quadri. Ma questa non è considerabile new media art. Nell’arte digitale la tecnologia non è uno strumento per arrivare ad un risultato ma è parte integrante del manufatto o della performance che si crea. Non solo la tecnologia è il cuore dell’opera ma spesso è anche l’oggetto della riflessione su quanto la tecnologia abbia impatto sulla nostra vita”.

È proprio su questa riflessione che ha lavorato MiDi con il suo festival Zone Digitali. Quest'anno la rassegna ha preso il titolo di HACKING HUMANS e indaga il rapporto e l’equilibrio tra umanità e tecnologie, ideata con la volontà di portare una nuova visione della relazione tra le parti: un rapporto non opprimente ma accogliente, in grado di generare meraviglia. Un’occasione in cui interrogarsi sulla capacità delle tecnologie di creare legami e partecipazione. 

Per MiDi l’arte digitale è uno strumento democratico accessibile a tutte le persone. L'arte democratica è quella che ciascuno di noi riesce a fruire liberamente. Nella new media art lo spettatore diventa parte attiva delle opere, decide cosa vedere, dove e come vederlo e si azzarda anche a parlarne perché tratta argomenti della vita quotidiana, in contesti facilmente accessibili. L’esempio che ci riportano i ragazzi di MiDi è la piattaforma UbuWeb, un sito internet fondato nel 1996 dal poeta Kenneth Goldsmith per offrire al pubblico materiale sulla poesia sonora, in formato testuale, audio o video. L’arte digitale è accessibile online quando e dove vogliamo, esce dai musei e dai palazzi accademici, invade le piazze (pensate al videomapping della riapertura dell’Accademia Carrara nel 2015) ed entra in spazi quotidiani come nel caso dell’opera Daily Desiderio di Riccardo Benassi.

L’arte digitale non è democratica solo nella fruizione ma anche nella sua realizzazione. Ne è esempio Luca Pagan, ospite di MiDi nell’edizione appena conclusa di Zone Digitali, che ha costruito i sensori indossati su mani e braccia per la performance “Multi-Node Shell” partendo da zero, grazie a video tutorial disponibili sul web. Pagan per riuscire a realizzare la sua armatura ha anche contattato numerosi professionisti/e della tecnologia costruendo una vera e propria comunità intorno alla sua opera d’arte.

Giacomo e Michael parlando dell’esperienza da formatori per “DA GRANDE VOGLIO FARE... VIDEOMAKING!” ci hanno riportato la loro iniziale paura nel non aver nulla da insegnare alla GenZ. Ma una volta iniziati gli incontri si sono resi conto che c’è bisogno di creare consapevolezza nelle e nei più giovani perché non sono a conoscenza delle potenzialità delle tecnologie che utilizzano quotidianamente. Ma la cosa che li ha sorpresi di più è stato l’interesse che hanno riscontrato nelle e nei partecipanti, e quanto sia stato importante perché lo scambio con loro perché «le tecnologie sono una parte fondamentale della nostra quotidianità; utilizzarle con consapevolezza per i propri intenti ci permette di saltare molti ostacoli, di rompere filtri e parlare del mondo nel quale viviamo, infrangendo strutture e portando messaggi forti».

Dopo questa chiacchierata con MiDi ci è sempre più chiaro che, utilizzare la tecnologia consapevolmente è uno dei presupposti per riuscire a costruire una società partecipata e consapevole e la base per un mondo più equo.

Bergamo per i Giovani

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