Voci urbane è il blog di Bergamo per i Giovani, le Politiche Giovanili del Comune di Bergamo, un luogo di approfondimento e racconti!
L’estate si avvicina e a breve verranno pubblicate e promosse le proposte di volontariato estivo BG+, che offrono a ragazzi e ragazze dai 14 ai 25 anni opportunità di svolgere diverse attività di volontariato presso enti ed associazioni di Bergamo.
Come ogni anno ci chiediamo come raccontare il progetto, come far emergere il significato e il senso che ha per gli organizzatori, gli educatori, le associazioni e gli enti ospitanti e soprattutto per i e le giovani partecipanti e le loro famiglie.
E quale modo migliore per raccontare del progetto di volontariato BG+ se non parlare di qualcosa di concreto vissuto da questi ragazzi e ragazze?
Abbiamo pensato di riportare un’esperienza di volontariato particolare, che si è svolta nell’estate del 2021 quando, per la prima volta, il progetto BG+ ha accolto un gruppo di giovani con disabilità, tra i 15 e i 25 anni che, insieme ai loro coetanei, hanno partecipato per alcune settimane alle attività dell’Orto Botanico, strappando erbacce, sistemando vialetti, piantando fiori... insomma tutto quello che c’è da fare in orto!
L’iniziativa è partita quasi per caso, dalla richiesta di una mamma che voleva proporre qualche attività alla figlia con disabilità. “È stato una specie di test” racconta Francesco, collaboratore dell’Orto Botanico. Questa ragazza si è trovata molto bene e ha passato parola. Alla fine, accompagnati dagli educatori della Cooperativa Serena, hanno preso parte al progetto 11 giovani.
Per esprimere al meglio i significati di questa esperienza, abbiamo cercato un confronto con diverse voci, per leggerla da molteplici punti di vista: quello del genitore, dell’educatore, dell’ente che ha ospitato l’esperienza e quello dei ragazzi e delle ragazze che hanno partecipato.
Ciò che è balzato all’occhio è un quadro nel quale, al netto di alcune piccole difficoltà, emergono diversi elementi positivi e l’esperienza è stata descritta come appagante e gratificante. Non solo, come ci ha detto la mamma di Luigi, perché è stata un’esperienza a contatto con la natura, in un ambiente rilassante ma anche perché i ragazzi hanno potuto sperimentare un’attività manuale, nella quale non hanno spesso occasione di cimentarsi, e soprattutto perché si sono sentiti utili vedendo un risultato concreto del loro fare, e per una volta non si sono sentiti solo destinatari e fruitori di un servizio ma protagonisti nel prendersi cura di qualcosa.
Questa occasione ha consentito inoltre alle e ai giovani di relazionarsi con un contesto diverso dalla loro quotidianità, di uscire dalla routine ma soprattutto di mettersi a confronto con altre persone.
Uno degli obiettivi di questo progetto, come afferma uno degli educatori che ha seguito alcun* dei ragazz*, è la socializzazione. Le e i giovani coinvolt* nel progetto BG+ all’Orto Botanico – per la maggior parte con autismo – “devono imparare una grammatica delle relazioni, a leggere un contesto ma soprattutto ad entrare in una relazione, anche partendo dal primo approccio, dall’iniziare una conversazione”. Per questo sono stati importanti anche i momenti extralavoro, come il pranzo al sacco in mezzo al verde che ha costituito un’occasione di contatto e di socializzazione.
La scarsità di opportunità per le ragazze e i ragazzi con disabilità in questa fascia d’età, come ci ha confermato una mamma, ha reso questa occasione davvero preziosa, perché ha costituito un sollievo per le famiglie e per gli stessi partecipanti che, senza la scuola durante i mesi estivi, rischiano l’isolamento all’interno delle mura di casa.
Come ci ha detto Francesco, collaboratore dell’Orto, questa occasione è stata preziosa anche per lo stesso Orto Botanico, la cui mission è anche quella di offrire uno spazio museale che si presti a soddisfare bisogni diversi e ad essere un luogo nel quale fare esperienze variegate e sperimentare un percorso formativo, sia di crescita personale che di implementazione di competenze. Il percorso di ortoterapia riveste infatti un valore importante anche per il ruolo museale dell’Orto e costituisce un valore aggiunto perché non è scontato che un museo dia questa possibilità.
L’occasione di sperimentare e di entrare in contatto con la disabilità è potenzialmente preziosissima anche per i normodotati coetanei di questi giovani più fragili. Come ci ha detto la mamma di Luigi, “più i ragazzi crescono e più la distanza si allarga tra giovani con disabilità e neurotipici: l’inclusione è una bella parola, ma è una cosa difficile da realizzare. Sarebbe bello prendere dei ragazzi neurotipici della loro età e coinvolgerli in qualche progetto con questi ragazzi con disabilità. Potrebbe essere utile soprattutto per il ragazzo neurotipico per capire cosa significa inclusione.”
Uno degli educatori della cooperativa Serena, che ha seguito le e i giovani nel progetto, ha confermato che il valore aggiunto di un progetto di questo tipo è anche quello di aiutare le persone ad entrare in contatto con la disabilità. “Sono proprio le persone che non hanno difficoltà che hanno l’opportunità di avvicinarsi, di mettersi in gioco senza alcun tipo di schema preconfezionato ma sfruttando le proprie caratteristiche, in maniera spontanea. L’educatore fa da ponte in questa relazione”.
Quanto è emerso dal confronto con le persone con cui abbiamo parlato in merito al progetto all’Orto Botanico ha fatto emergere in modo concreto alcuni degli obiettivi e dei significati del progetto BG+, che valgono per tutti i soggetti coinvolti, con o senza disabilità: l’opportunità di acquisire abilità e competenze, di uscire dalla routine, di conoscere contesti nuovi e di socializzare, di sperimentarsi e relazionarsi con gli altri, anche se sono differenti da noi.
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