26 Giugno 2020
lettura in 4 minuti

Salviamoci

di Sofia Ghisleni

ISS. Caterina Caniana

Corro, sto sudando, qualcuno mi segue, sento il suo fiato sul collo. Corro più veloce, mi dimeno, fuggo. Sono sfinita, ma sono in pericolo non posso fermarmi. Continuo a correre.

Apro gli occhi, respiro. Sento il temporale. La sveglia proiettata sul soffitto dice che sono le 3.45 del 24 aprile 2020. Mi alzo dal letto e vado in cucina per un bicchiere d’acqua mentre mi tasto una gamba per assicurarmi di essere davvero viva. È la quarta notte di fila che vengo svegliata da un incubo. Prendo da bere e mi siedo sulla scala che porta alle camere da letto. Guardo Zoe che sta camminando avanti e indietro per il salotto, forse anche lei soffre di insonnia ultimamente. -Che succede?- le chiedo, cercando di calmarla. Si avvicina, frastornata. -Non mi piacciono i temporali- risponde sedendosi. Mette una zampa sulle mie gambe e le accarezzo il muso.

" prima di allora per noi ragazzi erano stati giorni di festa "

Il 10 marzo è iniziata la quarantena dovuta all’emergenza sanitaria per la diffusione del COVID19. Prima di allora per noi ragazzi erano stati giorni di “festa”, eravamo infatti a casa da scuola per il weekend del 22 febbraio quando ci fu comunicato che il rientro in aula non sarebbe stato immediato. Questa notizia non ci preoccupava, anzi era il modo per alcuni di noi di uscire qualche sera in più con gli amici e per altri di stare qualche giorno in più con la famiglia. Solo con il passare del tempo abbiamo iniziato a percepire questa situazione come pesante. In particolare quando ci siamo ritrovati a dover stare chiusi in casa e quando la sera davanti al televisore venivamo bombardati di dati assurdi relativi ai contagi e ai decessi.

" alle fasi 1 e 2 ciascuno ha aggiunto la propria fase fatta di riflessioni "

Così giungiamo ad ora, che sono seduta sulla scala coccolando Zoe. Quarantacinque giorni che sono in casa, come del resto tutta l’Italia. La notte non riesco a dormire, come dicevo, forse perché non mi stanco davvero stando tutto il giorno a pc a seguire le videolezioni e facendo i compiti. Però ora almeno sono uscita dalla fase di tristezza che mi ha accompagnata di recente. Giorni in cui pensavo continuamente ai miei diciotto anni appena compiuti e non vissuti a pieno, e in cui mi chiedevo che senso avesse impegnarmi tanto nella scuola se tanto di lavoro ora non ce n’è e probabilmente finita la quinta superiore dovremo tutti implorare per un lavoro da netturbino. Penso che tutti noi abbiamo avuto una fase così in questo periodo. Alla FASE1 (poi la 2 e la 3) dettata dal virus ognuno ha aggiunto la propria fase fatta di riflessioni, di giorni no e di tanti interrogativi sul futuro.

" quali sono le 'fasi' delle persone che ci stanno vicino? "

Appena ho capito ciò ho smesso di pensare a me. Ho iniziato a chiedermi quali fossero le fasi delle persone accanto a me, prendendomi cura di loro. Ovviamente anche di Zoe che non poteva più fare le sue passeggiate e che ha dovuto accontentarsi del piccolo giardino dietro casa. Con guanti e mascherina ho passato pomeriggi ad aiutare mia nonna, che abita con la mia famiglia, standole a metri di distanza per il terrore di poterle passare qualche cosa (io ero sana come un pesce eh, solo non si sa mai...). E lei da vera musona bergamasca si ostina a dire -Io non la metto la mascherina, non mi ha uccisa la Guerra che ero bambina! Figurati un virus!-. La mattina dopo lezione ho invece iniziato ad occuparmi della piccola Emma, una cugina, che da dietro la sua mascherina con i pesciolini, che le nasconde le fossette, mi ha posto le domande migliori perché innocue e sincere . -Se usciamo al parco ci ammaliamo?- oppure -Se la mia mamma non va al lavoro come lo compriamo il succo per la merenda?-, così oltre alla pace ho ritrovato anche il sorriso.

Se ti guardi attorno ti accorgerai che siamo tutti sulla stessa barca. Se guardi meglio noterai che ognuno ha però a che fare con domande e problemi diversi. Inaspettatamente proprio queste diversità possono aiutarci a distrarci dai nostri pensieri e, perché no, a salvarci.

Sofia Ghisleni

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