10 Settembre 2021
lettura in 8 minuti

PROGETTO BG = GO GIOVANI ONDE

di Francesco Maffeis, coordinatore del progetto Giovani Onde

L'amministrazione scende in strada per ascoltare i e le giovani della città

Da dove si è partiti?

Nell’estate del 2020 da vari quartieri della città di Bergamo arrivano all’Amministrazione Comunale diverse segnalazioni di presenze di gruppi di giovani che, formando assembramenti, ricominciavano a popolare i quartieri. Erano segnalazioni legate ancora fortemente alla paura generata dai mesi di lockdown appena passati e dallo spettro di una pandemia che così duramente aveva colpito la città di Bergamo sotto molti punti di vista.

I giovani che si trovavano ed esprimevano, come continuano a fare oggi, tutta la loro fatica e disorientamento erano anche elementi di disturbo, di preoccupazione e quindi, necessariamente, fonte di malcontento e lamentela, oltre che di richiesta di intervento da parte dell’Amministrazione.

È da qui che nasce l’idea di una prima mappatura dei territori e di quartieri specifici dove il fenomeno pareva più accentuato e preoccupante. Questo monitoraggio restituisce un allarme molto più contenuto e conferma la presenza di alcuni gruppi di giovani che frequentano luoghi con maggiore insistenza (nello specifico diverse segnalazioni arrivano relativamente alla Green Way di Valtesse)

Da questa prima mappatura nasce la necessità di un progetto diverso, a diretto contatto con  ragazze e ragazzi della città, fatto da operatori e operatrici giovani che si muovono nei luoghi della città per incontrare e conoscere. Da queste osservazioni nasce la necessità di far dialogare il Servizio Giovani con tutte le altre realtà che, sotto diversi punti di vista, incontrano e osservano questa fascia di popolazione. Ci si riferisce ai progetti che compongono la coprogettazione delle politiche per i giovani, il progetto di Prevenzione Goodnight  che incontra ragazze e ragazzi sul tema del consumo delle sostanze ma anche alle reti sociali. , alle Parrocchie, ai progetti educativi e sportivi nei territori.

Ma perché un progetto di educativa di strada?

Sono stati individuati una operatrice e un operatore under 28, con competenze ed esperienze diverse, ma con la stessa capacità di costruire legami informali con i giovani incontrati. 

Si è scelto di agire in strada, anche se per strada intendiamo tutti quei luoghi dove i ragazzi si incontrano, in quegli spazi dove i e le giovani cercano di organizzare occasioni di svago. Spesso la ricerca e l’individuazione di questi punti nasce dalla mancanza, su alcuni quartieri, di un posto per trovarsi e condividere.

Si è scelta la strada come luogo dell’informalità dell’incontro, dove non ci sono regole specifiche che normano gli stessi appuntamenti e dove è anche più semplice “beccarsi” senza mediazione degli adulti o di altre sovrastrutture.

E infine strada, ma anche parchi, piazze, portici e vie che sono territorio dei giovani e non degli operatori: insomma un terreno diverso dai soliti dove adulti professionisti incontrano i ragazzi 

Chi abbiamo incontrato e cosa abbiamo raccolto?

Abbiamo iniziato a frequentare i quartieri del Villaggio degli Sposi, di Grumello, di Valtesse e Valverde nei primi mesi dell’anno dopo aver incontrato le reti sociali e alcuni adulti particolarmente vicini alle tematiche giovanili su questi quartieri; oltre a questi l’altro territorio che fin da subito si è iniziato a monitorare e scoprire è stato quello del Centro Città.

Territori completamente diversi, eterogenei e con dinamiche specifiche solo in alcuni casi assimilabili le une alle altre: se su quartieri del Villaggio degli Sposi e Valtesse si sono incontrati tanti giovani che lì vivevano, in Centro Città si è notata la presenza importante, a tratti totalizzante, di giovani che potremmo definire City users. Con questo termine si definiscono ragazze e ragazzi che non vivono direttamente in città ma che la eleggono come loro luogo di vita e di incontro, motivando questa scelta con la presenza di alcuni esercizi commerciali (bar e negozi) per loro attraenti, di buona parte delle scuole che frequentano, ma anche con la necessità di cercare qualcosa di diverso dalla dimensione di paese dei loro territori di residenza.

Abbiamo incontrato giovani in cerca di spazi dove fare sport e movimento ma svincolato da dimensioni strutturate come quelle delle Società Sportive o delle palestre, alla ricerca di dimensioni più libere, flessibili e vicine alle loro richieste e desideri, ma anche più economiche e in tanti casi addirittura gratuite. Grazie agli incontri con questi ragazzi abbiamo approfondito il Calisthenics, termine inglese che si riferisce all’ormai noto sistema di allenamento a corpo libero basato sulla ginnastica e su esercizi svolti anche in strada in postazioni che anche in città si stanno diffondendo. I giovani hanno più volte espresso il desiderio di vedere aumentare in città luoghi dove dedicarsi a questa tipologia di attività, ma hanno anche parlato della necessità di campetti dove giocare a calcio liberamente senza vincoli. In alcune occasioni abbiamo infine incontrato ragazze e ragazzi con cellulari, casse portatili e voglia di ballare ed esprimere sé stessi e le loro passioni muovendosi: in alcuni casi li abbiamo conosciuti sotto i portici del centro piacentiniano interessati dal restyling da parte dell’amministrazione.

Il movimento e la cura di sé stessi, espressi tramite la ginnastica, gli sport più classici o il ballo sono tutte forme con le quali i giovani ci hanno raccontato la loro necessità di incontrarsi ma anche di farsi ascoltare dal mondo e dalla città che li circonda. In tante occasioni però il motivo per incontrarsi è solo ed esclusivamente proprio l’incontrarsi stesso, magari organizzato casualmente tramite i social: incontri che infatti non si basano su una conoscenza diretta ma solo sull’incontro virtuale che non basta e che si concretizza nell’appuntamento di gruppo ai Propilei di Porta Nuova. Sono momenti non costruiti su qualcosa da fare ma sul semplice desiderio di vedersi di persona in un luogo diverso dal mondo virtuale: crediamo fortemente che questo sia un elemento molto significativo raccolto in questi mesi di lavoro e di incontri.

E infine gli adulti, la società, le regole dei Dpcm e la forzatura a non potersi vedere ed incontrare di persona, a scuola così come per strada e nei quartieri. In questo periodo abbiamo parlato con le e i giovani della loro difficoltà a rapportarsi con l’universo adulto sia esso la famiglia, ma anche il vicinato di quartiere o più in generale l’opinione pubblica che, in questi lunghi mesi, ha spesso puntato il dito contro di loro accusandoli di non rispettare, di assembrarsi e di usare poco mascherine ed altri presidi di sicurezza. Tramite alcuni adulti di riferimento e più vicini all’orizzonte giovanile abbiamo provato a scambiare registri, lessico e modalità di incontro, provando a spingere sulla promozione del protagonismo giovanile e la possibilità di costruire per le ragazze e i ragazzi spazi di espressione, di movimento e di ascolto.

E adesso?

L’estate ormai sta volgendo al termine e tra pochi giorni, ripartirà la macchina scolastica, la calendarizzazione delle settimane e degli impegni e la minor possibilità di tempo libero. Il progetto di Educativa di strada, così come i progetti di politiche per i giovani, vanno avanti e provano a programmare una stagione autunnale all’insegna di alcune piccole proposte, di presenza in strada e di sperimentazione di due canali di contatto social con specifiche caratteristiche: un canale Instagram dedicato a ragazze e ragazzi, con appuntamenti, spunti di riflessione, comunicazione e orientamento verso le iniziative che la città propone alla popolazione giovanile. Una pagina Facebook, più dedicata a adulti e addetti ai lavori dove raccontare del progetto e provare a stimolare dibattito e pensiero sui temi fin qui raccontati. I canali social hanno poi un secondo fine che, anche se non nominato fino ad ora, è uno dei temi che maggiormente aleggiano nelle parole delle e dei giovani che incontriamo e cioè il ritiro sociale che, questi due anni di isolamento anche forzato, ha fortemente fatto crescere colpendo tanto anche la fascia giovanile. E allora il canale Instagram è anche un tentativo di superare il quartiere, la piazza e il portico e arrivare dritto nelle case e a contatto con chi, il naso fuori dalla casa proprio non se la sente di mettercelo, perché diventata spesso tana e solo luogo sicuro.

Nel lavoro in strada invece continueremo ad incontrare le e i giovani, raccogliendo la loro voce e le loro proposte e idee da portare poi nelle opportune sedi per provare ad incidere sulle scelte della città che vuole provare ad essere un po' di più a misura di giovane.

Francesco Maffeis, coordinatore del progetto Giovani Onde

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